C’era questo wrestler, anni ’90, pelato, con gli stivali neri e la faccia da birra calda: Stone Cold Steve Austin.
Il suo motto era leggendario: “And that’s the bottom line, ’cause Stone Cold said so.”
L’ultima parola è la mia. Punto.
Ora, prendi questo atteggiamento e immaginalo dentro una chat coach-atleta.
Solo che stavolta non sei tu a fare Stone Cold.
È l’atleta.
E lì inizia la lotta.
Atleta: “Coach, domani faccio nuoto o bici?”
Tu: “Nuoto.”
Fine. Hai risposto. E' finita. Pensa tu.
Ma no.
Atleta: “Quindi pensi che sia meglio nuoto che bici, eh?”
Tu: “Sì.”
stavolta è chiusa, sicuro.
No.
Atleta: “Ok allora farò nuoto, va bene?”
E qui vorresti mandarlo _FF_ _ _ U_ _ (suggerimento: compra una vocale, la A)
Ma non lo fai.
Perché sei il coach.
(O almeno ci provi.)
Gli atleti Stone Cold non sono maleducati.
Non sono tonti.
Sono ansiosi da conferma.
Vogliono sapere che tu sei lì.
Che hai letto. Che sei d’accordo. Che li stai realmente seguendo.
Anche quando la risposta era già chiara due messaggi fa.
In fondo, vogliono sentirsi sicuri.
Ma nel frattempo, ti stanno svuotando la pazienza con una cannuccia.
La tentazione è quella di rispondere con un bel "leggi sopra" o un più moderno 🙃.
Ma tu sei il coach. E il tuo lavoro è guidare, non reagire, soprattutto male.
Quindi, ecco un paio di tecniche da manuale PandaLab:
1. La risposta blindata
“Fai nuoto domani. È la scelta migliore per te. Fine.”
Un “fine” ben piazzato vale più di mille emoji.
Chiude. Sigilla.
Fa capire che non serve replica.
2. Il rinforzo preventivo
“Fai nuoto domani. Fidati. Ci serve proprio così.”
Dai il perché subito. Così eviti la coda inquisitoria.
3. Il silenzio strategico (il mio preferito)
Nnon rispondere.
Non perché sei scortese.
Ma perché hai già risposto.
Serve educare alla comunicazione funzionale, non alla chiacchiera circolare.
E risparmia loro un viaggio AFFANCULO (ma questo immagino che lo avevate già intuito).
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