mercoledì 30 luglio 2025

Generatore di scuse per iscriversi al prossimo IRONMAN


 

Le persone che migliorano (e non fanno rumore)

Sapete qual è la parte più bella dell'allenare?

A prescindere dagli obiettivi, a prescidere dai risultati.

Vedere le persone migliorare.

Certo, qui si parla in un ambito ben specifico, quello sportivo, ma il miglioramento, in generale, è un po' come una valanga positiva che si porta dietro quella spinta ad essere migliori anche in altri contesti.

Non è sempre una cosa evidente o spettacolare.

A volte è minuscolo, un passo più controllato, una testa più lucida durante una crisi, una sessione che prima ti uccideva e ora “l’hai chiusa bene”.

Non fa rumore, ma funziona!

Perché il miglioramento lo vedi inizialmente lì, nell’allenamento… ma poi si porta dietro tutto il resto.

Chi riesce a correre bene quando è stanco, inizia anche a parlare meglio a sé stesso quando ha una giornata no.
Chi impara a resistere alla tentazione di mollare, poi la usa anche in ufficio, in casa, nella vita.

Il corpo cresce. Ma è la testa che fa il salto.

Alcuni lo chiamano "mindset", ma a me fanno sempre un po' cagare questi inglesismi forzati (sebbene ahimè, a volte mi ritrovo costretto ad usarli)

A me sinceramente non serve dargli un nome, mi basta riconoscerlo.

Mi basta sentire qualcosa che prima non c’era, qualcosa dove prima c'era solo rumore di fondo.

venerdì 25 luglio 2025

Cosa rimane dell'EagleXMan

 L'arrivo a Fonte Cerreto, l'incontro con tutti i ragazzi del Team Panda e con i tanti amici che abbiamo ritrovato.

 

La cena con Alessio alle 17:30 in stanza dell'hotel vedendo il Tour de France in Tv. 

La bandiera del Team Panda fuori dalla finestra. 

 



I meravigliosi contorni rosa del Gran Sasso la sera prima della gara. 

Il furgone di BatMan.

 

L'ammiraglia allestita come se fossi un pro, piena di gel, barrette, caffè, attrezzi, trick track e bombe a mano. 

 

La sveglia alle 2.30

L'allestimento della zona cambio di notte con la colonna sonora del PandaLab in ripdozione dagli altoparlanti di tutta la T1.

Il sole che sorge mentre si nuota.

Il momento in cui in bici dico ad Alessio: "non sento più la fatica!"

Fabrizio che mi guarda perplesso quando mi vede iniziare la corsa sotto il sole senza cappellino: "ma sei sicuro Ste?"

La pace che emana il Santuario di Giovanni Paolo II alla Ienca.

L'improvviso infrattamento per lo stomaco che borbotta.

I teli di sopravvivenza che non si trovano più prima della salita finale.

L'incontro con Paolo e Domenico prima del vertical e l'idea di dovers salire anche con loro.

Il momento in cui alle 21:00 si è fatto notte, mancava poco all'arrivo, e ci siamo fermati sul costone per goderci la vista del Gran Sasso e della vallata di notte che le luci dei paesini in lontananza.

L'abbraccio finale di tutti e quattro incitati da Daddo.

La meritata birra per celebrare l'arrivo.

 

La pasta e ceci al rifugio, il pasto più buono che abbia mai mangiato in vita mia!

 

La consegna del mio premio da parte di Fabrizio, così come gli avevo chiesto un anno fa quando mi sono iscritto alla gara.

La foto finale con tutti i finisher del full.

E la promessa, fatta soprattutto a me stesso, di tornare, prima o poi. 



martedì 22 luglio 2025

Il mio EagleXMan 2025: da Strong a Xtrong

 

Ho sempre guardato con un certo rispetto gli Extreme IronMan, ritenendoli un tipo di gara che, a prescindere dal livello di preparazione, necessitassero anche di una solida base di esperienza.

C'ho messo 12 IronMan per raggiungere questa consapevolezza, ma al



la fine  il momento di cominciare questa nuova avventura è arrivato, e come tutte le nuove avventure è tornata quella adrenalina a ridosso della gara.

Di che gara stiamo parlando?

Dell'EagleXMan: 3800mt di nuoto con partenza al buoi alle 5 di mattino al lago di Campotosto, 180km con 4000mt di dislivello raggiungendo Campo Imperatore e i monti della Laga,  e per gradire 42km finali di corsa di cui 36 sterrati con 1000mt di dislivello, e gli ultimi 6km vertical con altrettanti 1000mt di dislivello.

Molti la chiamerebbero follia, io lo definisco uno spettacolo. 

Una gara del genere richiede, oltre una organizzazione logistica e tattica degna di una spedizione, anche il supporto obbligatorio per alcune fasi della gara.

Alessio, come leggerete in seguito, non è stato un supporto ma un angelo custode.

La partenza al sorgere del sole, al buio, è stato un momento magico, uno di quei momenti dove mentre stai aspettando il fischio dello start, pensi "è esattamente dove voglio stare in questo momento".

 

Anche di notte, il nuoto è una frazione dove sto completamente a mio agio. Un paio di atleti schizzano avanti aprendo la traiettoria e subito dopo ci sono io con un gruppetto di altre due atleti. 

Esco dall'acqua in 1h05', esattamente in linea con i miei tempi del nuoto su questa distanza, con un'ottima posizione. Mi aspettavo anche questo, perchè questo tipo di gare sono partecipate soprattutto da ciclisti forti che hanno tutto il tempo di recuperare quanto hanno perso nel nuoto.

Alessio mi attende in T1 e mi consiglia di mettere solo l'antivento senza manicotti: scelta azzeccatissima.

La parola d'ordine della frazione ciclistica era solo una: gestisci.

Sapevo che mi avrebbero ripreso in tanti ma dovevo sforzarmi di non seguirli e proseguire del mio passo, perchè sarebbe stato l'unico modo per finire degnamente una gara della quale prevedevo una durata di 18 ore circa. 

Prima fase abbastanza regolare, poi si entra dopo Assergi in un tratto di strada quasi sterrata, coin un cemento rovinato e le pendenze cominciano a salire.

Per fortuna dopo 5-6km ci rimmettiamo sulla strada principale, sempre in salita, ma sullo stesso percorso di chi sta affrontando la gara sulla mezza distanza, e incrociare altri atleti è sempre piacevole per il morale.

Quando arrivo al 55km comincia la salita verso Campo Imperatore, la vetta più alta della giornata.

Qui la salita comincia davvero a essere dura e col senno di poi avrei portato qualche dente in più ai miei rapporti.

Però proprio quando sto scollinando in vetta mi arriva una bella botta di morale: nonostante avessi gestito bene e andassi piano, verso la fine della salita ho ripreso un bel po' di ciclisti che mi avevano superato nei primi km.

  

Non che stessi facendo gara sugli altri (non è proprio il modo migliore di impostare l'EagleXMan), ma comunque una conferma che la gestione sta funzionando.

Da Campo Imperatore, al km 70, si prosegue per oltre 50km in discesa o falsopiano a scendere fino ad Ofena.

Qui siamo al km 130, siamo a mezzogiorno, il caldo comincia a picchiare senza tragua, e ci aspettano 40km ininterrotti di salita senza ombra attraverso Santo Stefano di Sessanio, Rocca Calascio, e di nuovo il bivio di Campo Imperatore: uno dei momenti chiave di tutta la gara.

Alessio si fa trovare fermo con la macchina di supporto ogni 2km, chiedendomi di cosa necessitatti al ristoro successivo, spostandosi velocemente di altri 2km e facendosi trovare pronto con quanto da me richiesto.

Ecco, ho scritto questo per farvi capire come ho impostato tatticamente questa salita di 40km, ma Alessio questa routine l'ha fatta per tutti i 180km della mia frazione.

Imposto un passo regolare, ci superiamo a vincenda con altri 3-4 atleti e poi li stacco.

Siamo a 3/4 della salita, il momento di massimo sforzo, sotto un sole a picco, ma sto benissimo.

Si avvicina Alessio con la macchina e michiede come va, e rispondo "Tienimi a freno, sto nel flow! Non sento più la fatica!"

Si mette a ridere e proseguiamo. 

L'ultimo pezzo è davvero fastidioso in aperta montagna con un violento vento contro, però sono gli ultimi km prima di una breve discesa che ci porta in T2.

Mentre preparo la transizione con l'abbigliamento da corsa, Alessio lascia la macchina e prende la MTB per seguirmi lungo l'ultima frazione. 

Check generale nel rpimo km di corsa: buono... tutto in ordine.

Ci sono subito 3km in discesa sterrata tra i campi e supero un atleta.

Poi 3km sempre in mezzo ai campi in falsopiano dove ne supero un altro.

Ora arriva la parte ripida, sempre sterrata, che porta al Santurario di S.Pietro Ienca, un luogo davvero suggestivo che conosco bene.

Decido di affrotnare questi 3km con una camminata veloce senza forzare più di tanto.

Scelta azzeccata, perchè dalla cima del Santuario c'è un tratto asfaltato di 4-5km in leggera discesa dove riesco a tenere un passo anche di 4'30", dove supero un altro atleta.


 Ultimo pezzo prima della fine del giro, di nuovo in salita, ma dentro un boschetto all'ombra, quasi piacevole. 

Anche qui prevalentemente proseguo con camminata veloce e ne supero un altro.

Alessio vede che sto bene e mi dice: "Ste io mi risparmierei tutto il pezzo sterrato di sotto dove si fa fatica anche con la MTB e ti aspetto al Santuario ok?".
Prima gli dico va bene, poi però gli confesso che mi sentirei più sicuro con lui al seguito.
So che è un pezzo tremendo per lui, dove in alcuni casi deve scendere dalla bici e spingerla a mano, però evidentemente qualcosa mi sentivo perchè a metà del secondo giro si spegne la luce.

Avevo piano piano allungato i tempi dell'alimentazione e idratazione perchè avevo lo stomaco che cominciava a borbottare e alla fine il conto è arrivato.

Faccio davvero fatica a proseguire sullo sterrato e i pezzi in cui cammino sono sempre più lunghi rispetto alla corsa.

Prendo a fatica un paio di gel, che accuso a livello intestinale ma mi permettono di recuperare un po' di forze, e infatti  dopo aver superato nuovamente il Santuario, in discesa riprendo un passo discreto.

Gestisco la salita del boschetto e mi ritrovo finalmente di nuovo in T2, pronto per il vertical finale.

Quando facciamo il controllo materiale, vediamo arrivare anche i nostri compagni di squadra Paolo, che sta gareggiando e Domenico il suo supporter.


L'idea di affrontare i 6km di vertical fianli insieme è una bella botta per il morale... finche Paolo non comincia a fare l'andatura.

Pensavo che la crisi fosse superata, invece sono ancora completamente disidratato.

Nonostante il primo km è dentro il bosco e sono le 19:30, continuo a sudare senza sosta e sto in affanno.

"Andate avanti da soli perchè vi rallento" dico, ma Paolo e Domenico insistono per andare su insieme.

Mi sforzo di prendere un altro gel, Paolo mi dà i suoi bastoncini, e mi metto io fare l'andatura col mio passo.

E grazie a Dio, al 2°km la crisi è passata.

Ora saliamo a buon passo, senza fermarci mai, godendoci anche il panorama.

Alessio controlla la classifica e ci dice che siamo noni.

Noni?

Top ten?

é una carica di adrenalina assurda. 

Al 3°km riprendiamo e superiamo un altro atleta.

E poi arriva il 4°km dove ci avevano avvisato che c'era un fontanile dove riprendere energie prima di quello che sarà il chilometro più duro.

Stiamo talmente bene che decidiamo di non fermarci enanche al fontanile e tiriamo dritti.

Effettivamente questo tratto è davvero impegnativo, ma lo affrontiamo con la consapevolezza che sarà l'ultima fatica.

Al 5° e ultimo km ci accoglie un fotografo ufficiale della gara.

Ci mettiamo in posa e ci godiamo il momento: è buio, i contorni dei monti sono accennato da un leggero bagliore e di sotto si vedono lontane le luci di paesi come se fossero parte di un presepe.

E' un momento speciale e ci prendiamo tutto il tempo per godercelo.

Accendiamo el lampade e affrontiamo l'ultimo km dove si alternano salite a tratti anche in dsicesa dove riprendiamo a correre.

E dopo la curva si vedono le luci e si sente la musica dell'arrivo.

La voce di Daddo che annuncia in distanza in nostri nomi riecheggia per tutto il costone.

Ci fermiamo, abbracciamo e passiamo la finishline tutti insieme.

Chiamatelo come vi pare: viaggio, gara, traguardo... va bene tutto, ma l'unica cosa che conta è che lassù, su quella montagna, ci abbiamo lasciato un pezzettino di cuore.

E, prima o poi, torneremo a riprendercelo.

venerdì 11 luglio 2025

100x100 SWIM UNDER THE STARS - 10km di nuoto, musica e roba da mangiare!

  

Ci risiamo, anche quest'anno vi proponiamo un modo "alternativo" di passare una bella serata estiva.

Piscina scoperta, DJ set, food&drink.

Ah sì, poi c'è anche da nuotare, ma mica per forza 10km.

Va bene quanto vuoi, l'importante è nuotare insieme.

Certo, poi però non lamentarti se ti chiamano "quello che non ha fatto tutti i 10km!" :)

Ci vediamo Giovedì 31 Luglio all'Empolum di Castel Madama alle 18 in punto.

Se vuoi anche mangiare e bere devi cofnermare la tua presenza prima però.

Daje!
 

martedì 8 luglio 2025

Guidare un atleta nel mezzo di una tempesta

 

C’è un momento, nel lavoro di un coach, in cui la prestazione va a puttane.

Dove i watt, i secondi al km, la soglia, i carichi, le tabelle… non contano più un cazzo.

È il momento in cui l’atleta sta male.

Non male nel senso “oggi non mi gira”, ma male nel senso “sto vivendo un casino emotivo vero, grosso, profondo”.

E tu, in quel momento, non sei più un allenatore.

Sei uno che deve decidere: scappo o resto?

Se resti, non alleni.

Accompagni.

L’allenamento, per un atleta, non è solo un modo per diventare più forte.

È l’argine che tiene in piedi tutto il resto.

Quando arriva una crisi – un lutto, una rottura, una perdita di lavoro, una batosta – tutto scricchiola.

Ma se resta l’allenamento, resta anche una parvenza di normalità.

Non devi spingere sulla performance.

Devi tenere la luce accesa nel corridoio mentre fuori è buio pesto.

Allenare un atleta in crisi non ti farà vincere medaglie.

Non avrai foto da "SUB10" da postare.

Ma forse, tra dieci anni, sarà l’atleta stesso a dirti “In quel periodo non ho mollato grazie a te.”

Ecco, lì capirai che il tuo lavoro è molto più che costruire prestazioni.

È (anche) custodire vite mentre si rompono.

E accompagnarle finché ricominciano.

lunedì 23 giugno 2025

Come (e perchè) smettere di allenare un atleta che non ti dà problemi, ma neanche stimoli. (Ovvero: "ti meriti meglio di me", ovvero "non sei tu, sono io...")

 

Parlare di atleti che ti fanno impazzire è facile.
Quelli che cambiano ogni allenamento da soli.
Quelli che spariscono e poi ti scrivono solo per dire “non mi sento in forma”.
Quelli che ti rispondono “ok” a tutto e poi non fanno niente.
Lì il distacco è quasi fisiologico. 
Arriva da solo, lo subisci o lo invochi.
Ma c’è un’altra situazione.
Più scomoda da ammettere: è quando hai un atleta corretto, pagante ed educato.
Ma che non ti dà più stimoli. 

E a questo punto l’onestà diventa una nostra responsabilità.

Il punto è che non si può continuare solo per comodità.
Solo perché “tanto non dà problemi”.
Solo perché “paga regolarmente”.
Perché a quel punto non sei più un coach ma un esecutore.
E lo sai bene: se tu ti spegni, anche l’atleta prima o poi lo sente.
E se non lo sente… è pure peggio.

Si vabbè ma come si fa?

Si fa con rispetto, ma si fa.
Si scrive. Si parla. Si guarda in faccia il fatto che non stai dando il meglio e che merita qualcuno che abbia ancora voglia di cercare il suo meglio.

“Senti, sei stato un atleta serio, presente, preciso. E proprio per questo ti devo dire che sento di non avere più l’energia e la curiosità che meriti. Non è colpa tua. Ma è giusto che tu abbia un coach che sente ancora di poterti dare tutto.”

Sì, proprio come hai fatto con la tua ex ( o più probabilmente come ha fatto lei con te). 

E, cosa più importante: NON E' UNA CONTRATTAZIONE! Non c'è "Vabbè coach dai proviamo a fare altro" oppure "ma è per [aggiungere un motivo futile]? Ti prometto che cambierò le cose].

Se si decide, si taglia. 

Anche se è tutto “ok”.

Perché ok non basta.

venerdì 20 giugno 2025

Le cose non dette: l'elemento più difficile da allenare

Mettiamo che ti do un lavoro di ripetute di corsa, 8x1000, a un passo definito.

E' chiaro che da un determinato allenamento mi aspetto che la gestione di quel passo possa essere adeguata a una risposta cardiaca congruente.

Naturalmente non è sempre così, per vari fattori, non necessariamente positivi o negativi: possono esserci variabili climatiche, di recupero/stanchezza, di cattiva interpretazione di una parte dell'allenamento che si ripercuote sul resto, ma tutto questo fa parte del lavoro di analisi di un allenatore che deve interpretare, capire, rimodulare e equilibrare il tutto costantemente.

Oltre questo però, c'è un grande ostacolo.

Tutto il feedback, tutte le sensazioni che l'atleta NON dice o distorce, più o meno volontariamente.

Tutti elementi che rischiano di compromettere un'analisi anche attenta di un allenatore.

Vi assicuro che capita molto più frequente di quanto si pensi, in ogni tipo di atleta.

Silenzi o distorsioni che servono (almeno nella testa dell'atleta) a non deludere il coach, ad autoconvincersi che il problema sia un altro (anche solo che NON ci sia un problema), a soddisfare le PROPRIE aspettative.

Attenzione, tutto questo è parallelo e non necessariamente collidente con il rapporto PERSONALE con il coach. 

Ma qui purtroppo, nonostante tutte la bella filosofia che infilo nei miei post sul rapporto coach/atleta, non ce se po' fa' un cazzo!

Il coach deve alzare bandiera bianca.

Il coach ha necessariamente bisogno di un'apertura totale dello stato dei suoi atleti perchè altrimenti, statene pur certi, qualsiasi risultato sarà monco. 

  

martedì 17 giugno 2025

Gli "stressor" nella preparazione dell'endurance

Rispondo ad una domanda interessante che mi è stata posta. 

Lunghi di corsa a mezzogiorno con 40° all'ombra...

Allenamenti indoor senza ventilatore e maglia a manica lunga per simulare l'umidità...

Servono o no per adattare il corpo a stimoli specifici per la gara?

Inserire stressor così debilitanti (relativamente ai quali sarà necessario un adeguato recupero) potrebbero essere utili, ma condizioni molto restrittive, ovvero con limitazioni del tempo e dep periodo della programmazione.

Vabbè quindi in sostanza quando e dove metterli?

Innanzitutto solo nel contesto di allenamenti a bassa intensità, da fare di conseguenza ad intensità ancora più bassa.

Secondo punto, inserirli solo nella parte finale: un esempio potrebbe essere un lungo di due ore di corsa, al quale aggiungere alla fine 15 minuti indoor in condizioni stressandi (quindi anche a casa in ambiente controllato).

Terzo aspetto, non più vicino di tre settimane alla gara clou che avete in programma, perchè si adnrebbero a variare troppi equilibri delicati.

Il tutto va contestualizzato anche al tipo di atleta che avete di fronte, livello ed esperienza.

Naturalmente, mi aspetto che dopo tutte queste premessa, ci sarà il neofita che sta preparando l'IronMan Italy, che a ferragosto si farà un lungo di tre ore di lungo di corsa al mare a mezzogiorno, stramazzando al suolo al primo primo bar sul lungomare.

Tanto poi ci sarà sempre una moglie che lo andrà a raccattare. 

 


venerdì 13 giugno 2025

La delicata arte del tapering

Periodo di gare, e si sa, durante le gare arriva quel momento delicato chiamato tapering.

Un delicato terreno dove si mischaino adrenalina che comincia a salire, fame incontrollabile e mille pensieri inconfessabili.

Oltre questo, c'è (anche) l'aspetto tecnico.

Bisgnorebbe cominciare a scaricare.

I manuali del bravo allenatore dicono diminuire il volume mantenendo (o aumentando leggermente) l'intensità.

Ma quando e quanto?

Oguno ha le proprie convinzioni, altri hanno capacità sovrumane.

Brett Sutton dice di essere in grado di definire perfettamente il tapering in base a quanto cresce la barba dei suoi atleti (il fatto che i suoi successi mondiali siano stati realizzati da Chrissie Wellington, Nicola Spirig e Daniela Ryf mi apre mille pensieri comunque, ma questa è un'altra storia).

Per quanto mi riguarda, c'ho lavorato tanto, c'ho sbattuto la testa, ho avuto le mie convinzioni e le ho ribaltate, ma alla fine la risposta è proprio quella, tanto temuta, che si presta alla roboante replica: GRAZIE AL CAZZO!

Ovvero: dipende.

La realtà è che in questo caso credo davvero che debba esserci un grande lavoro del coach, di conoscenza della fisiologia, ma soprattutto del contesto tecnico-tattico che si andrà ad affrontare e ancor di più del proprio atleta.

Si dice genericamente che più la gara è certa più il tapering va allungato, ma non è necessariamente così.

Con quale carico è arrivato il vostro atleta, come ha risposto al carico, che condizioni di gara troverà, ha bisogno di recupero extra o può permettersi di mantenere o forzare ancora un po'?

Sono tutte domande che un coach deve necessariamente farsi.

E sì, potete programmare un bel tapering anche senza misurare la ricrescita della barba.

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