sabato 10 luglio 2010

il caso editoriale dell'anno


ho scritto questo racconto, "dodici giorni", ne ho stampate cinque copie giusto per vedere che ne pensassero parenti ed amici stretti. Credevo fosse una pessima scelta per un giudizio obiettivo, ma i risultati sono stati inaspettati:

1)mia moglie ci ha messo 5 giorni per leggerlo (in realtà è piuttosto breve come racconto), poi mi ha detto che è "carino"

2)mia cognata mi ha detto che non è che si capisce molto

3)un mio amico runner dopo un mese mi ha scritto "ah, poi devo ancora dirti che ne penso del tuo racconto", però non me l'ha mai detto

4)sto aspettando un'opinione, dopo 2 mesi, anche da mio padre

5)il mio amico Aldo ha preferito farlo leggere alla madre che ha detto "una narrativa originale..."

6)un collega mi ha chiesto (l'unico) esplicitamente una copia (dopo 1 mese sto ancora aspettando un parere)

7)mia cugina mi ha detto che le piace molto ma, di fatto, da quel momento è diventata irreperibile e non risponde più a telefono od email

allora...o il libro fa così schifo oppure è talmente sconvolgente da togliere la parola a tutti...

1 commento:

Papà ha detto...

Caro figliolo, non so quanti mesi siano passati dopo i due che hai atteso per leggere un mio parere. Ma il parere, molto meditato - come puoi immaginare - ora è tempo che tu lo conosca.
Ho letto il racconto, ovviamente e, ovviamente (tralasciando ogni commento sull'inutilmente calcato turpiloquio) vi ho trovato spunti che conosco provenire dalla tua esperienze di vita e di lavoro. I personaggi sono ben tratteggiati e non potrebbe essere altrimenti, ricalcando, probabilmente, uomini e donne reali. Non è una cosa di poco conto il saper ben romanzare - come tu fai - la realtà da te vissuta; dopo questo, l'ideale sarebbe, secondo me, raccontare una storia nella quale ciascun lettore - anche il semplice archivista ministeriale - possa riconoscere un tratto della sua realtà e trarne lezioni di vita.

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