martedì 14 aprile 2020

Allenamenti a sensazioni o con l'analisi meticolosa dei dati? (ovvero l'arte di allenare)



Ho costruito la mia "carriera" da allenatore di triathlon sull'importanza delle sensazioni negli allenamenti.
O meglio, della percezione.
Anche, e soprattutto, a scapito dell'utilizzo massiccio della tecnologia e dell'analisi dei dati.
E.M.O. Training l'ho chiamato (qui trovate tutti gli articoli al riguardo).
Qualche anno fa feci anche la tesina per l'esame di allenatore Fitri proprio su questo argomento.
Molti hanno apprezzato questa mia linea, seguendomi con fiducia, molti altri mi hanno criticato proprio per questo rifiuto.

Poi però ho cominciato a leggere un po' di articoli dove negli ultimi anni si comincia proprio a prediligere questo tipo di metodologia (Sutton, Danielson...)
Allora, siccome ho sempre questo viziaccio di trovarmi più a mio agio nelle minoranze, ho pensato...

ma vaffanculo alle sensazioni, cominciamo ad allenarci esclusivamente sui dati precisi

E quindi, per adesso, giù con allenamenti basati su wattaggi, zone cardio e andature definite da test sulle varie distanze.
Scelta definitiva?
Si abbandona l'E.M.O. training?
Naturalmente no, ma intanto mischiamo le carte in tavola.
Non si tratta tanto di adagiarsi sulle proprio convinzioni, quanto il bisogno di sorprendere, intraprendere decisioni anticonvenzionali, o del tutto inaspettate (almeno da quello che gli altri si aspettano da me).
Estro e originalità.
Se, come si dice, allenare è un'arte, che abbia anche i requisiti dell'arte!

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