giovedì 28 luglio 2022

L'incapacità di sapersi allenare oltre il "gestell" (E.M.O. Training parte IX)

In estate, l'imperante caldo e la pressante umidità, necessita una im portante rivalutazione dei riferimenti che abbiamo sui nostri allenamenti.

Riferimenti di frequenza cardiaca, di wattaggio in bici e di passo nella corsa - spesso in aggiunta ad una preprazione che (come accade spesso in questo periodo) aumenta di volume in considerazione di gare su lunga distanza di prossima data - perdono necessariamente il loro valore per come siamo abituati a considerarlo.

O, perlomeno, dovrebbero perderlo, perchè molti si ostinano a domandarsi perchè non riescono a sostenere i valori che avevano a febbraio o, peggio ancora, si ostinano a voler mantenere quei valori in allenamenti dove non è richiesto.

In questo periodo, come non mai, è fondamentale aver acquisito quella percezione del proprio corpo che nel PandaLab cerchiamo di incularcare da subito nei nostri atleti.

Come aveva preannunciato già il filosofo francese Henri Bergson, nell’epoca della tecnica sarebbe presto divenuto necessario un "supplemento d’anima", proprio per non lasciarsi sopraffare da una tecnologia ingrado addirittura di offuscare le nostre valutazioni.

Lo stesso Heidegger, esaminando gli sviluppi della nascente  civiltà tecnomorfa, constatò come l’uomo stesse sempre più un giocattolo nelle mani della tecnica e finiva per essere l’utilizzato, l’impiegato, dalla tecnica.

Allo stesso modo, quando non riusciamo ad andare oltre la visione fredda ed oggettiva delle nostre strumentazioni elettroniche, non integrandole con il "supplemento delle nostre percezioni" ci illudiamo di poterle padroneggiare mentre invece ne stiamo già pagando le conseguenze. 

Martin Heidegger, riferendosi a questo impianto che chiamava gestell, avvertiva il rischio che potesse lui stesso disporre sempre più illimitatamente dell’uomo (e non vicecersa), producendo una disumanizzazione e minore espansione dell'anima e dello spazio di riflessione.

Spazio di riflessione che è proprio quella scriminante che ci permette di valutare, ponderare e comparare gli elementi oggettivi dei dati, ma decidendo come considerarli alla realtà soggettiva dell'istante.

Insomma, i nostri GPS, i nostri misuratori di potenza, i nostri contatori di bracciata ci dispensano dalla fatica del pensare, in realtà ci stiamo inebetendo, sottomettendoci a questo gestell dove tutti calcolano, pochi pensano e pensare è considerata una perdita di tempo: avere un dato immediatamente visibile significa darlo per assodato, conoscere le percezioni del corpo invece significa sospendere il giudizio per riflettere.

Ma il tempo per riflette purtroppo, lo abbiamo ormai barattato in cambio di un gestell che riflette e ci mette immediatamete a disposizione quello di cui abbiamo illusoriamente bisogno.

E per questo continuiamo a chiederci come mai non riusciamo più a correre quel chilometro in quattro minuti!

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