Di questa Nizza rimarrà la gioia all'arrivo, desideroso di spillare ogni goccia di questa esperienza.
Le coccole dell'organizzazione per farti sentire da subito un atleta importante (ok, a quel prezzo grazie al cazzo, ma a quel prezzo comunque devi saperlo fare)
I bagni nelle acque azzure e la difficoltà ad uscire da quella battogia sassosa (mia moglie e mia figlia naturalmente avevano le apposite scarpette, ma un IronMan mica si può mortificare con quelle... meglio soffire in silenzio e dissimulare il dolore)
Il gelato la sera sulla spiaggia di notte.
Il caffè di di Starbuck.
La felicità di incontrare Matteo e la sua famiglia e condividere con loro tutta l'atmosfera pregara.
L'accoglienza riservata agli atleti della Military Division, very american style, e la chiacchierata con Frederik Van Lierde.
La Parade of Nations, il sentirsi orgogliosi di rappresentare il Team Italia agli occhi dei tifosi di tutto il mondo.
La corsetta del sabato mattina, richiamato dal tintinnare delle campanelle durante l'Elevazione proveniente dalla Chiesa della Santissima Trinità e la pausa per fare la Comunione.
Il sonno pregara che, diversamente dal mio solito, non arrivava mai.
Il suono della sirena della partenza della gara.
E quella vista notturna della promenade illuminata mentre ero allo stremo delle forze.
In quel momento non avrei voluto stare in nessun altro posto al mondo se non lì.
La finishline, bella come non mai.
La medaglia al collo.
La pizza calda e la birra fredda nel postgara.
E quel cerchio che si chiude.
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