venerdì 20 ottobre 2023

Quando l'allenatore va oltre l'allenatore...

 

 ...è sbagliato.

Punto.

Allenare un atleta, naturalmente ricopre più ampi spettri di azione, perchè bisogna necessariamente abbracciare numerose altre competenze indispensabili per affrontare al meglio il percorso coach-atleta.

Saper comunicare in maniera efficace, motivare i propri atleti per farli rendere al meglio o rassicurarli quando hanno ansie e dubbi rivolti verso il loro obiettivo, rientrano in quei compiti che rendono un allenatore completo.

Ma tutto questo rientra nella sfera, come lo abbiamo chiamato prima, di un PERCORSO comune che è finalizzato, per quanto si possa affrontare lo sport in maniera leggera, al benessere fisico e alla prestazione sportiva.

Questo significa che quando il percorso comincia a deviare verso sentieri che esulano dalle nostre competenze, abbiamo l'obbligo ed il dovere di mettere paletti, e anche ben piantati.

Un allenatore può consigliare su come gestire un'eventuale integrazione per la gara, ma non può assolutamente strutturare un piano nutrizionale.

Un allenatore può motivare un atleta per farlo arrivare ad una gara lucido e determinato e preparato anche sul punto di vista mentale, ad esempio sulla gestione degli imprevisti, ma non può essere uno psicologo.

Spesso si sente dire "il mio allenatore mi fa anche da psicologo" forse con troppa leggerezza, ma parliamo di due percorsi che non possono assolutamente sovrapporsi (ammesso, naturalmente, che l'allenatore non abbia anche quelle competenze, anche se ho comunque dubbi che possa essere una scelta ottimale), perchè si rischia di fare danni seri.

E sto parlando, forse in un caso più unico che raro sulle pagine di questo blog, in maniera totalmente seria.

Quindi, "limitiamoci" a fare il coach , perchè vi assicuro, ci sono già abbastanza cazzi amari anche solo nell'allenare...

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