venerdì 24 febbraio 2017

Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia [Le teorie bislacche del Team Panda]


Traggo spunto dal simpatico commento che Guido "Gipsy" ha espresso sul mio ultimo post, definendo bislacca la mia teoria.
Credo che un po' tutte le mie teorie siano un po' bislacche, o per dirla in maniera apparentemente più seria, non convenzionali.
Il fatto è che Guido è un uomo di scienza, e come tutti gli uomini di scienza fanno fatica, giustamente, a ritenere credibile una metodologia che non sia riscontrabile attraverso studi, prove e controprove.
E' la loro formazione e la rispetto.
Ma, per rubare l'aforismo del titolo a Shakespeare, mi piace pensare che ci sia molto altro oltre quello che può dirci e darci la scienza.
Anche lo sport, negli ultimi anni, si sta muovendo verso un approccio decisamente più scientifico.
La scienza è sinonimo di sicurezza, di acque sicure.
Un metodo comprovato da uno studio scientifico è una solida base su cui si fondano protocolli di sicura efficacia.
Tuttavia non è il mio metodo.
Sarà la mia formazione umanistica, ma ho sempre ritenuto più utile per la vita conoscere gli sviluppi della Guerra del Peloponneso che la scissione dell'atomo.
(che poi presi 3 a quell'interrogazione di greco è un'altra storia, che NON vale la pena approfondire adesso...)
Certo, affiancare un metodo scientifico ad uno empirico è una battaglia ad armi impari.
Il primo paragone è quello di creare il dualismo serietà-cialtroneria.
O teorie bislacche, per l'appunto.

Tuttavia, nella mia carriera professionale - e naturalmente non parlo da coach di triathlon - l'approccio non ortodosso, il metodo non comprovato, l'improvvisazione anche irrazionale, mi ha sempre portato ad ottenere i più grandi successi e gratificazioni.
E voglio trasmettere tutto quello che ho imparato ed ottenuto in altri ambiti, anche nello sport.
Seguire le linee già demarcate porta ad un risultato sicuro, ma definito in determinati limiti.
Uscire dal seminato può portare al fallimento totale, è vero, ma anche a territori inesplorati.
Ad oltrepassare i limiti, come va tanto di moda dire negli ultimi anni in campo sportivo.
Ecco, quella è la mia dimensione.
Potete chiamarla non convenzionale, bislacca, o cagata pazzesca.
Ma il percorso serio ho deciso di non prenderlo dal momento in cui mi sono messo un panda sulla testa...
Ovvero dall'inizio.
 


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