Parlare di atleti che ti fanno impazzire è facile.
Quelli che cambiano ogni allenamento da soli.
Quelli che spariscono e poi ti scrivono solo per dire “non mi sento in forma”.
Quelli che ti rispondono “ok” a tutto e poi non fanno niente.
Lì il distacco è quasi fisiologico.
Arriva da solo, lo subisci o lo invochi.
Ma c’è un’altra situazione.
Più scomoda da ammettere: è quando hai un atleta corretto, pagante ed educato.
Ma che non ti dà più stimoli.
E a questo punto l’onestà diventa una nostra responsabilità.
Il punto è che non si può continuare solo per comodità.
Solo perché “tanto non dà problemi”.
Solo perché “paga regolarmente”.
Perché a quel punto non sei più un coach ma un esecutore.
E lo sai bene: se tu ti spegni, anche l’atleta prima o poi lo sente.
E se non lo sente… è pure peggio.
Si vabbè ma come si fa?
Si fa con rispetto, ma si fa.
Si scrive. Si parla. Si guarda in faccia il fatto che non stai dando il meglio e che merita qualcuno che abbia ancora voglia di cercare il suo meglio.
“Senti, sei stato un atleta serio, presente, preciso. E proprio per questo ti devo dire che sento di non avere più l’energia e la curiosità che meriti. Non è colpa tua. Ma è giusto che tu abbia un coach che sente ancora di poterti dare tutto.”
Sì, proprio come hai fatto con la tua ex ( o più probabilmente come ha fatto lei con te).
E, cosa più importante: NON E' UNA CONTRATTAZIONE! Non c'è "Vabbè coach dai proviamo a fare altro" oppure "ma è per [aggiungere un motivo futile]? Ti prometto che cambierò le cose].
Se si decide, si taglia.
Anche se è tutto “ok”.
Perché ok non basta.
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