Il problema in ogni contesto, e quello della metodologia di allenamento non ne è certo esente, è sempre quello che mostrare e dimostrare la propria competenza attraverso mezzi complessi appare come sininimo di qualità.
Ed è vero, naturalmente.
Se io sono in grado di applicare un protocollo complicatissimo che porti, ad esempio, alla determinazione della soglia anaerobica, denoto evidentemente una rilevante capacità professionale.
Ma se riesco ad arrivare a quello risultato avendo applicato un protocollo di 3 minuti,sarò forse meno figo e "spendibile" come caratura professionale, ma sti cazzi?
Un bel test FTP per il ciclismo da 20' minuti oppure un Conconi modificato in pista, pianificati in una settimana con adeguato riposo, con prelievo di lattato e/o con metabolimetro restituiscono sicuramente la figura di un coach estremamente serio.
Poi magari però esce lo stesso risultato di una prova di 3 minuti convertita con valori stabiliti (e certificati naturalmente) oppure, meglio ancora, dai dati di una gara.
Ok, forse sarà un risultato più grossolano, forse potrà variare di qualche watt, di qualche battito, ma sappiamo bene che anche i vari test ultracertificati producono valori differenti tra loro.
Faude e colleghi, in una review del 2009, hanno individuato venticinque concetti di soglia diversi, raggruppati in tre famiglie — quelli a valore fisso, quelli del primo aumento, e quelli più complessi che cercano di stimare il massimo steady state del lattato, il famoso MLSS, e laconclusione che sì, tutte queste soglie in qualche modo si correlano bene con la performance di resistenza.
Sì, venticinque.
Quindi, se dobbiamo avere un risultato non univoco universalmente, preferisco farlo nel modo più semplice, più veloce e meno invasivo possibile.
Tanto, alla fine, la soglia anaerobica si trova sempre tra “l’ultima volta che ti vi siete divertiti in gara" e "la prima in cui avete cominciato a mandarmi gli insulti”.
E adesso trovatemi una definizione più accurata di questa.
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