lunedì 10 ottobre 2016

E.M.O. Training (II parte): ok, sai interpretare i watt, ma sai ascoltare il tuo corpo?


Giusto per rinfrescarvi le idee, qui c'è quello che intendo io per EMO training.
Sempre piano piano, e sempre non esagerando, sto cercando di estremizzare  il discorso.
Prima su me stesso, naturalmente.
Certo,  chi ha dubbi continuerà avere i dubbi e poi diciamocelo, avere qualcosa che ti analizzi anche quante volte ci si siede sul cesso fa sempre figo.
Abbiamo bisogno del beep sul passo nuoto, dobbiamo nuotare per forza con tot bracciate a vasca, dobbiamo correre per forza a 180 passi per minuto e dobbiamo pedalare ad un'intensità impostata da una macchinetta che costa -quando vi va bene- 500€ (490€ mi fa notare Piastrella...)
Ah, naturalmente vi possono dire anche quanto bene avete dormito e di quanto riposo avete bisogno.
E voi che siete, dei pupazzi?
Un sacco di gente non sarà d'accordo con questo approccio allo sport, ma la mia direzione si sta spostando alla deriva antitecnologica sempre di più.
Sì, anche adesso che tanti miei amici (tra cui anche qualcuno che alleno...) stanno cedendo agli omerici richiami dei watt.
La domanda è: può un valore definito su una prova di 20' in determinate condizioni psicofisiche definire la potenza che dovrai utilizzare poi in una gara di 180km con adattamenti completamnte differenti?
C'è tutta una dottrina scientifica che dice di sì, che si può definire.
Ma, per fortuna, anche no.
Perché se la tizia che vince il campionato del mondo di IronMan si allena senza aggeggi elettronici, qualche buon risultato si può ottenere così...

 

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