venerdì 13 giugno 2025

La delicata arte del tapering

Periodo di gare, e si sa, durante le gare arriva quel momento delicato chiamato tapering.

Un delicato terreno dove si mischaino adrenalina che comincia a salire, fame incontrollabile e mille pensieri inconfessabili.

Oltre questo, c'è (anche) l'aspetto tecnico.

Bisgnorebbe cominciare a scaricare.

I manuali del bravo allenatore dicono diminuire il volume mantenendo (o aumentando leggermente) l'intensità.

Ma quando e quanto?

Oguno ha le proprie convinzioni, altri hanno capacità sovrumane.

Brett Sutton dice di essere in grado di definire perfettamente il tapering in base a quanto cresce la barba dei suoi atleti (il fatto che i suoi successi mondiali siano stati realizzati da Chrissie Wellington, Nicola Spirig e Daniela Ryf mi apre mille pensieri comunque, ma questa è un'altra storia).

Per quanto mi riguarda, c'ho lavorato tanto, c'ho sbattuto la testa, ho avuto le mie convinzioni e le ho ribaltate, ma alla fine la risposta è proprio quella, tanto temuta, che si presta alla roboante replica: GRAZIE AL CAZZO!

Ovvero: dipende.

La realtà è che in questo caso credo davvero che debba esserci un grande lavoro del coach, di conoscenza della fisiologia, ma soprattutto del contesto tecnico-tattico che si andrà ad affrontare e ancor di più del proprio atleta.

Si dice genericamente che più la gara è certa più il tapering va allungato, ma non è necessariamente così.

Con quale carico è arrivato il vostro atleta, come ha risposto al carico, che condizioni di gara troverà, ha bisogno di recupero extra o può permettersi di mantenere o forzare ancora un po'?

Sono tutte domande che un coach deve necessariamente farsi.

E sì, potete programmare un bel tapering anche senza misurare la ricrescita della barba.

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