lunedì 22 febbraio 2016

L'allenatore di triathlon



Il mondo del triathlon è piccolo.
Di allenatori, istruttori, tecnici e roba simile non ce ne sono poi molti.
Ci si conosce un po' tutti.
E ognuno si sente in diritto di criticare l'operato altrui, il 90% senza motivo.
(Per il restante 10% i motivi sono futili).
La verità è che a parte quella manciata di atleti che possoni o competere a livello olimpico o comunque internazionale sulle lunghe distanze, la differenza dei vari allenamenti e metodologie di allenamenti è minima, se non irrisoria.
Sapete che fino a due anni fa ero allenato e poi ho cominciato ad allenarmi da solo, due stili abbastanza differenti.
Fenomeno non lo ero e fenomeno non sono diventato.
Il mio amico Luca Bertaccini, cazzeggiando senza tabelle e programmazione, ha vinto il mezzo IronMan di Varano.
Forte lo era senza allenamenti strutturati e forte lo è adesso che si allena meticolosamente.
Non esistono formule magiche e soprattutto esistono gli allenatori superipermegapreparati che ti misurano anche il lattato durante lo sforzo sulla tazza del cesso ed esistono quelli che con i watt al massimo ci cuociono i pancake ma magari sono più adatti per alcuni profili.
Si può vivere in un mondo felice anche con più di un allenatore, anche con più di uno stile.
Privilegiate sempre il rapporto umano con chi vi allena, il che non significa che deve essere necessariamente accomodante, cordiale rigido o severo.
Vi divertite ad allenarvi in gruppo in pista?
Benissimo.
Non avete tempo neanche per una telefonata e vi affidate solo a mail o whatsapp?
Va bene lo stesso.
Deve essere quello giusto per voi.
Perché i rapporti tra le persone restano, un 4x2000@3'30" no.



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