martedì 4 aprile 2023

Non cambiare quello che funziona [il pragmatismo e l'arte di allenare - parte 2]

Eufemisticamente mi piace definirmi un allenatore non convenzionale.

Sia ben chiaro, con ogni accezione, positiva e/o negativa, del caso.

Da una parte mi piace discostarmi dalle strade già battute, spesso  applicando le mie idee anche in controtendenza alle canoniche linee riconosciute dalla maggiorparte degli allenatori, ma è altrettanto vero che, quando e se trovo una cosa che funziona, non ho bisogno necessariamente di cercare la novità (tecnologica, tecnica, metodologica, scientifica, modaiola o quello che vi pare) per cambiare una routine che, seppur noiosa e banale, renda al meglio.

Sono uno di quei fenomeni che pensa che il 90% delle cose si aggiusta da sola senza fare nulla, a partire dagli elettrodomestici (con santa rassegnazione di mia moglie) e finendo con infortuni (magari consultate prima un medico però...), figuriamoci andare a sfrucugliare una cosa che già funziona bene.

Se un piano di allenamenti si cuce bene intorno ad un atleta, perchè non farglielo ripetere di anno in anno?

Perchè poi diventa noioso?

Perchè l'evoluzione scientifica si aggiorna?

Ma la domanda, come sempre più importante, alla fine è: ma poi sei capace di farlo funzionare ugualmente bene, o rimpiangi ancora "i tempi in cui..."?



 


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