Spesso, anche complice la denominazione "SPRINT" che precede la distanza più comune del nostro sport, siamo indotti a credere che il triathlon sia una gara rapida, dagli sforzi immediati e brevi.
Ricalcando la nota ambiguità Idis Redibis, l'oracolo di una Sibilla avrebbe chiaramente riferito "in triathlon intensio non est (, ) praecipue aerobicus"...
Naturalmente ho avuto modo di osservare e analizzare i dati defli atleti professionisti nelle gare internazionali, dove balza subito all'occhio l'altissima intensità della maggiorparte dei frangenti, dalla partenza del nuoto alle transizioni, dai rilanci in bici alla quasi totalità della corsa e la prima cosa che risalta ed ho sentito allenatori escalamare "come puoi non considerarlo uno sport fuori soglia?"
Il fatto è che, come spesso accade, si tende a vedere il triathlon come tre frazioni e non come unico sport.
Se lo consideriamo nella sua essenza unitartia, stiamo parlando di uno sport che, nella gara più breve fatta dai professionisti, dura circa un'ora, figuriamoci negli olimpici ed IronMan e ancor di più negli atleti amatori... insomma c'è un sacco di roba aerobica lì in mezzo.
Prima domanda semiprovocatoria...
E se nella fase specifica si richiamano quei lavori che dovrebbero ricalcare maggiormente gli adattamenti metabolici (e non solo) da utilizzare in gara, perchè mai si dovrebbe costruire una base aerobica in inverno e finalizzare con lavori ad alta intensità a primavera ed dopo?
Seconda domanda semiprovocatoria...
E quindi che fai, costruisci lavori di qualità e velocità in inverno senza una base aerobica?
La terza domanda provocatoria scrivetela direttamente voi (solo domande sbagliate)...
1 commento:
Ma quando se magna?
Posta un commento