Il giorno prima della gara dell'IronMan Austria, durante una corsetta sciogligambe mattutina, ho incrociato un mio amico che passeggiava per il centro cittadino.
La prima cosa che mi ha chiesto appena mi ha visto è stata "oh, ma che allenamento te stai a fa'?"
L'amico in questione è una persona che mi è particolarmente simpatica con cui ho condiviso spesso tante gare insieme, però quella domanda è proprio la summa dell'ansia senza senso del triatleta.
A parte che il giorno prima di un IronMan, a meno che tu non faccia un lunghissimo da 32km, non è che influisca così tanto sulla prestazione, si tratta più di una routine di consuetudini che ci tranquillizzano per la gara...
...ma, ammesso che ci fosse stata una domanda "giusta", sarebbe stata "oh, che hai fatto in questi ultimi 4 mesi di preparazione?"
Chiaramente non era quella la sede per argomentare un discorso così ampio, ma da questo episodio ho tratto lo spunto per evidenziare quella che spesso è una preoccupazione (e quindi un limite) degli atleti, senza alcuna motivazione.
Sentirsi chiedere da qualcuno che tipo di combinato lungo può fare ad un mese dalla gara, oppure notare il terrore di un atleta che ti chiede se tre giorni di stop (perchè ha un impegno con la famiglia), possono compromettere tutta la preprazione, oppure notare le tragedie quando un allenamento non viene come previsto, o ancora chiedere la sera prima di un IronMan cosa possono mangiare a colazione la ma ttina dopo, mi fanno sempre sorridere.
Preprare una un gara importante richiede abbastanza tempo per poter rispondere con tranquillità a tutte le domande che un atleta si pone, ma quel tempo usatelo per fare le domande giuste!
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