mercoledì 13 marzo 2019

L'obiettivo sportivo: cronometrico o di prestazione?


Sono sempre contro il classico obiettivo cronometrico per gli amatori.
Perché stressarsi oltremodo negli allenamenti per avere un paletto fisso?
Nella mente di un amatore che si prefissa di fare una maratona sotto le tre ore, cosa cambia farla in 2h59'55" e 3h00'05"?
Dieci secondi?
Il valore di un atleta è sempre quello, allora perché straziarsi tanto per "definire" i limiti di quella che dovrebbe restare una passione?
In realtà non sono domande retoriche quelle che faccio, sono dubbi reali che spesso mi tornano.
Per questo preferisco il triathlon alle gare podistiche.
Preparare la Maratona sotto le tre ore per me fu un grandissimo impegno a livello fisico e mentale. Non vi va più di dover correre a determinate andature e gareggiare con la spada del tempo pendente sulla testa ad ogni chilometro.
Nel triathlon, almeno come lo faccio io,  è più facile.
Cerco di dare il mio massimo, ma con tutte le variabile delle tre frazioni, non mi do mai un obiettivo cronometrico, "limitandomi" a fare del mio meglio.
Come ho detto sopra e come ribadisco, è più facile così.
la soddisfazione o meno della mia prestazione sono in grado di capirla da solo, senza leggere dei numeri sul cronometro...
Tutto bello eh, ma allora perché quando passai il traguardo della Maratona in meno di tre fottutissime ore mi sono sentito come se avessi vinto una medaglia alle Olimpiadi?

2 commenti:

Master ha detto...

ho conosciuto gente che puntava al secondo sotto il pb del proprio compagno di squadra 😏

stefanoSTRONG ha detto...

so soddisfazione! :)

Commenti

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