giovedì 25 giugno 2020

Un allenatore più forte di chi allena?


Argomento spesso dibattuto.
 Piccola premessa, stiamo parlando di allenatori che ancora si dilettano come atleti e non chi ha abbandonato o non ha mai svolto agonisticamente lo sport.
Ha più senso allenare chi è pèiù scarsi di noi, in modo da trasmettere loro eventuali lacune che veniamo a conoscenza, oppure è ininfluente l'esperienza diretta di un allenatore sulla bravura di un atleta?
Ve lo dico subito, come nella maggiorparte degli argomenti che tiro in ballo, non ho la soluzione.
Almeno non quella definitiva.
Quando una volta gareggiai insieme ad uno dei miei atleti (era tra le prime volte che allenavo),  un amico per prima cosa mi chiese chi avesse vinto.
Quando gli risposi che gli ero arrivato davanti, mi rispose che era giusto così, perchè l'allenatore finchè gareggia, deve sempre saper arrivare davanti ai suoi allenati.
Dixon invece, racconta che quando iniziò ad allenare, avvicinò il suo compagno di allenamenti Chris Lieto che lo aveva sempre battuto, chiedendogli se avesse voluto farsi allenare da lui.
Alla riposta "ma se ti ho sempre battuto, cosa pensi di potermi insegnare?" Matt replicò che proprio per aver sempre perso, ormai conosceva tutti gli errori che non si dovevano commettere.
E lo portò al secondo posto assoluto a Kona 2009.
Allora, sebbene come anticipato all'inizio non ho una risposta definitiva, tendo a protendere per l'atleta già più forte del suo allenatore, così perlomeno si evita una simpatica situazione che sovente si riscontra in queste occasioni. 
Sto parlando del problema - in questo caso non è dell'allenatore  ma dello stesso atleta - di chi comincia che è più scarso del proprio coach e una volta migliorato fino a battere il maestro, invece di apprezzarne la bontà, non lo reputa più all'altezza e ne cerca uno nuovamente più forte di lui.

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